Vasilij Semenovic Grossman nasce il 12 dicembre 1905 a Berdicev (Ucraina) dove vive la più grande comunità ebraica dell’Europa dell’Est. Studia prima a Kiev e poi a Mosca, dove frequenta all’università la facoltà di Chimica. Inizia presto a scrivere opere realistiche sulla vita dei minatori e nel 1933 si trasferisce definitivamente nella capitale dove conosce Gorkij, grazie al quale pubblica Gluckuf. L’opera più importante di questi anni è Stepan Kolcugin.
Nel giugno 1941, allo scoppio della “Grande guerra nazionale”, inviato come corrispondente di guerra per “Krasnaja zvezda” (stella rossa), il giornale dell’Armata Rossa, Grossman è testimone diretto delle disastrose disfatte dei primi anni, della strenua resistenza a Stalingrado e del contrattacco sovietico. Seguendo l’avanzata dell’Armata Rossa fino a Berlino, è uno dei primi a rendersi conto della tragedia dell’Olocausto. Celebre è il suo racconto L’inferno di Treblinka.
Finita la guerra, collabora con llya Ehrenburg alla stesura de il Libro Nero. Attraverso tali esperienze, fra cui la scoperta dell’omicidio della madre da parte dei nazisti, Grossman prende coscienza della propria identità ebraica.
Dopo la guerra, di fronte all’antisemitismo propugnato da Stalin e dall’intellighenzia sovietica, Grossman inizia a riflettere su quegli ideali rivoluzionari ai quali aveva sinceramente creduto. È l’inizio di una crisi irreparabile che lo porterà ad essere uno scrittore libero e coraggioso, instancabile nella descrizione del vero.
Nel 1946 la commedia Se si crede ai pitagorici viene duramente attaccata dalla Pravda, organo ufficiale del regime. Risoluto nel proprio lavoro, Grossman comincia la stesura di una colossale opera con cui intende dipingere l’epopea di Stalingrado attraverso le vicende di una famiglia durante la guerra. La prima parte intitolata Veruna giusta causa, esce a puntate nel 1952 sulla rivista “Novij Mir”. Il libro subisce pesanti critiche per “gravi errori ideologici” e viene pubblicato solo dopo la morte di Stalin. È allora che Grossman inizia a scrivere la seconda parte: Vita e destino.
Il 14 febbraio 1961 due agenti del KGB entrano in casa Grossman. Portano via tutto: il manoscritto e le copie dattiloscritte.
Negli ultimi tre anni della sua vita conclude Tutto scorre. Tra il 1962 e il 1963 soggiorna più volte in Armenia: il resoconto di questi viaggi confluisce in alcuni brevi racconti che costituiscono il suo testamento letterario.
Muore di cancro a Mosca il 14 settembre 1964.
Il 14 febbraio 1961 gli agenti del KGB sequestrano il manoscritto e tutte le copie dattiloscritte di Vita e destino. Grossman aveva affidato due copie dattiloscritte a due persone fidate. La prima, in bella copia, battuta a macchina, a Semen Lipkin. La seconda, battuta a macchina con molte correzioni autografe, a Viaceslav Ivanovic Loboda.
[Redazione Centro Studi V. Grossman – 27/07/2006]